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di Andrea Villani (laboratorio Greit) e Gianni Bacarini (consulente agroalimentare)
tratto da “Molini d’Italia” n. 10/22
Con un aforisma, il Canada viene descritto come un grande Paese con poca storia ma molta geografia. A ben pensarci la stessa frase, a parti invertite, potrebbe essere applicata all’Italia: un Paese con un importante passato ma con poca geografia. Ma ciò è vero solo in parte. Il nostro Paese è infatti oggettivamente piccolo in fatto di dimensioni, ma estremamente variegato in termini geografici e paesaggistici, dove mare e montagna convivono in pochi chilometri e in cui si passa, in maniera relativamente veloce, dall’aspro clima alpino alle dolcezze mediterranee. Questo particolare aspetto, se da un lato ha esaltato la biodiversità – non solo negli ecosistemi ma anche nelle espressioni culturali e artistiche – dall’altro non ha favorito le produzioni agricole estensive, in cui il principale fattore di produzione è il terreno nell’espressione delle grandi pianure.
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La valorizzazione dell’export
Recentemente, ad esempio, l’attenzione di produttori e stoccatori è stata richiamata, in chiave di garanzia per una valorizzazione mercantile del prodotto, sulle buone pratiche da adottare in post raccolta. Fra queste, quelle per la gestione della problematica relativa alla possibile contaminazione da Ocratossina A che, come noto, è tema particolarmente sensibile sui grani nordamericani. Senza voler dare eccessiva importanza alle coincidenze, proprio nel mese di agosto la Commissione europea ha introdotto, attraverso l’emanazione del Reg. (Ue) 2022/1370, una modifica del Reg. (Ce) n. 1881/2006 per quanto riguarda i tenori massimi di Ocratossina A in alcuni prodotti alimentari fra cui i prodotti a base di cereali.
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Leggi qui l’articolo completo con tabella sui nuovi tenori massimi di Ocratossina A previsti dal Regolamento Ue emanato l’estate scorsa.